LA DOMANDA DI COACHING
Recentemente mi è capitato di imbattermi in uno “strano” per me intervento al TED, era una canzone il cui titolo è “what I want” di Nora York, una cantautrice che ama esplorare la condizione umana. Non solo il testo ma pure l’interpretazione, i toni, i tempi, il ritmo, la velocità delle parole i dei concetti, la confusione apparente (?), … mi risultava un po’ “famigliare” per così dire.
Eh si! Caspita! Ho ritrovato, in una canzone l’essenza della domanda di coaching, quella crisi di autogoverno alla base della quale sta la richiesta del coachee di avvicinarsi al suo futuro desiderato!
Il suo stato che può sembrare confusionale prima di entrare nella sua “realtà”, nel suo modo di interpretare, di vivere il mondo; prima di sentire le sue emozioni, le sue paure i suoi pensieri; prima di capire, dopo un percorso ben delineato, quale è il suo cambiamento desiderato.
Si, è proprio così! Quello stato di distacco dal passato, quell’esigenza di trasformazione, di crescita ancora però non chiaramente delineata … in un momento di smarrimento solo apparente, perché è chiara la volontà di cambiare, si!, ma non il percorso. È a questo punto che il coachee ha bisogno di Allearsi con una persona Autentica, che lo Ascolti e lo Accolga. Si una persona, perché il coach è prima di tutto una persona, un individuo che, consapevolmente si è conosciuto nelle sue potenzialità e nella sua missione e sempre consapevolmente svolge la sua attività di coaching mettendo in gioco tutte le competenze acquisite e, soprattutto, le proprie potenzialità e talenti anche in campo relazionale!
È in questa direzione che si muovono i primi passi dell’intervento di coaching, in quell’ambiente protetto per il coachee che è la Relazione Efficace/Facilitante. Uno spazio in esclusiva per il nostro coachee. Dove sentirsi accolto senza se e senza ma, dove chi lo sta ascoltando veramente vuole capire…
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