Domande potenti o efficaci?
Bella domanda! Cosa dovrebbe fare un Coach, delle domande “potenti” o “efficaci”? Innanzitutto credo che la prima cosa da capire sia che, nel momento in cui si entra in empatia con il proprio coachee, non esistano domande giuste o sbagliate, in quanto sarà la “pancia” a definire e creare la domanda successiva, quella che, attraverso l’ascolto attivo, si genererà in automatico.
E’ bene quindi capire anche il concetto di domande potenti o efficaci, in quanto vi è spesso confusione. Non esistono domande potenti, o per lo meno, non lo sono in quanto tali. Cercherò di spiegarmi meglio: una domanda che io potrei definire potente, potrebbe non esserlo per un’altra persona, in quanto il suo vissuto è ben differente dal mio. Ecco quindi che la percezione di “potenza” varia da persona a persona.
Discorso leggermente diverso invece si fa con le domande efficaci: qui non si hanno domande prestabilite, già fatte, si parla sempre di quelle domande che nascono da dentro; rispetto a quelle cosiddette“normali”, scavano nel profondo, fanno riflettere, lasciano qualcosa nel coachee che permette poi di iniziare un percorso interiore di scoperta e di consapevolezza. Ecco perché, in realtà, è più corretto parlare di domande efficaci, piuttosto che di domande potenti. E’ altresì ovvio che più una domanda sarà efficace, più sarà potente nel provocare il cambiamento nella persona.
La capacità del Coach di porre domande “efficaci” sarà quindi determinante nella presa di consapevolezza interiore del coachee, e permetterà ad esso di raggiungere un maggior radicamento atto al raggiungimento dell’obiettivo ed alla riscoperta delle proprie potenzialità.
Potrebbe interessarti anche:
Lascia un commento