Felicità vs Serenità
Felicità vs Serenità …. perché questo titolo se sono sinonimi?
Perché proprio durante questi giorni , occasione privilegiata di pigre e grasse chiacchiere in tranquillità , ho notato come si prediliga l’uso della parola serenità piuttosto che felicità. Serenità è uscita in modo prorompente ed innovativo anche durante lo scambio dei doverosi-sentiti auguri a discapito della felicità!
In ambulatorio? Si, anche nel mio studio sento emergere tra le priorità non più solo la salute (anche se sto educando i miei a dire mindfulness!) ma anche la serenità.
Il mio dotto-polveroso vocabolario recita così….
Felicità è lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri, quell’insieme di emozioni e sensazioni del corpo e dell’intelletto che procurano benessere e gioia in un momento più o meno lungo della nostra vita.
Serenità è il termine che descrive la condizione emotiva individuale caratterizzata, a livello interiore ed esteriore, da tranquillità e calma non solo apparente, ma talmente profonda da non essere soggetta, nell’immediato, a trasformazioni di umore, ad eccitazioni o perturbazioni tali da modificare significativamente questo stato di pace.
Accanto a questo capriccio da Accademia della Crusca ho riletto la succosa Parte II, capitolo 2 de L’essenza del Coaching, in cui viene ben dettagliata la felicità, l’eudaimonia….
Bene, ma ci dev’essere dell’altro…. la mia curiosità è aumentata e – da ricercatrice quale sono – mi sono tuffata nella biblioteca della letteratura medico-scientifica: la ben nota fonte PubMed….. ci sono intriganti novità, che a mio avviso arricchiscono lo scenario ed offrono ghiotti spunti di riflessione.
A me hanno anche offerto l’opportunità di capire che i tempi sono ora maturi per fare un salto in avanti!
Mai accontentarsi della felicità, ma aspirare alla serenità ☺ questo è il motto che ora mi sono data!
Circa un anno fa a Roma si svolgeva il Festival della Scienze interamente dedicato alla felicità.
Ha parlarne era un pool di economisti e giuristi – coloro che ripongono la felicità nel Pil e in diagrammi di flusso! – psicologi, neuroscenziati e biologi – che nella doppia elica trovano la fonte di tutto! – fino a web-blogger e cuochi – coloro che in frasi ad effetto e/o nella padella d’oro (per il Mago di Oz era il pentolone!) mettono la fonte della felicità!
E’ stato J Helliwell – co-autore del rapporto Mondiale sulla felicità – che ha esordito dicendo: “la felicità si può misurare”.
Esiste il mappamondo della Felicità e sul podio c’è il Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi); fanalino di coda l’Africa sub-saharina.
L’Italia? … Ventottesima!
Lo studio ha permesso di compilare tale graduatoria ed è frutto di 30 anni di ricerche presentato nella lectio magistralis dal titolo “La geografia della Felicità”.
Il Gallup World Poll è uno dei sondaggi più completi che è stato utilizzato. La rete sociale è uno dei più significativi fattori determinanti per la felicità. Accanto a questi definiti fattori esterni ci sono poi i fattori personali quali salute mentale e fisica, l’esperienza familiare, l’educazione, l’età ed il sesso.
Ma anche i biologi – talebani affezionati alla doppia elica (DNA) – hanno potuto dire la loro, infatti una ricerca condotta presso la University of South Florida (USF), del National Institutes of Health (NIH), della Columbia University e del New York State Psychiatric Institute ha evidenziato che la felicità è nascosta in un gene: Monoamine Assidasi A (Mao-A). E’ un gene che si relaziona con dopamina e serotonina, producendo stati d’animo positivi e comportamenti felici.
C’è di più … scende in campo la medicina di genere infatti gli uomini sono meno felici perché tale gene non è espresso. Tutta colpa del testosterone che annulla l’effetto positivo del gene Mao-A. Forse gli uomini sono più felici prima dell’adolescenza perché i loro livelli di testosterone sono più bassi” dice Chen, cioè il beneficio potenziale della Mao-A negli adolescenti potrebbe svanire con la pubertà, quando i livelli di testosterone aumentano.
Dunque dalla felicità dell’epigrafe dello scienziato-architetto Thomas Jefferson “l’uomo ha diritto alla felicità” a quella molto più frivola cantata da Al Bano, arriviamo ad oggi avendo dato dignità e avendo acquisito una consapevolezza scientifica della felicità.
Torno a ripetere allora che ora i tempi sono maturi per fare un salto in avanti cioè aspirare alla serenità intesa come una condizione emotiva personale e profonda tale che nulla può indurre modificazioni di tale stato di tranquillità e calma.
Serena lettura!
Bibliografia:
Chen, H., Pine, D.S.,Ernst, M., Gorodetsky, E., Kasen,S., Gordon, K., Goldman, D., Cohen, P. (2012) The MAOA gene predicts happiness in women; Progress in Neuro-Psychopharmacology & Biological Psychiatry, online in advance of print Aug. 4, 2012.
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Letizia, la tua riflessione e i vari punti di vista portati sull’argomento sono molto interessanti… grazie!