Le scarpe della principessa
Il titolo di questo articolo è dedicato ad un libro molto bello, che consiglio di leggere a tutte le ‘principesse’ che si chiedono come mai il successo e la felicità non siano ancora arrivati. Vi anticipo che non arriverà alcun principe a cavallo a portarveli.
Quella di oggi è la storia di Piera, 46 anni, cresciuta in una famiglia assolutamente amorevole e attenta. Forse troppo (?). Il papà di Piera si è sempre occupato di tutto, ha sempre tolto dalla strada della sua principessa qualsiasi sasso potesse farla inciampare e rovinare le sue bellissime scarpette: l’ha iscritta nella scuola che lui pensava fosse la più adatta al lavoro che lui già immaginava avrebbe trovato per lei. Le ha procurato colloqui di lavoro senza che neppure lei dovesse scrivere un CV per convincere qualcuno a notarla. Le ha comprato una casa, grande, vicino alla sua, di modo che, per qualsiasi esigenza, lei dovesse solo attraversare il vialetto e domandare aiuto. L’ha aiutata economicamente a sposare l’uomo che lei non amava, ma che, a detta sua, era un bravo ragazzo, che l’avrebbe resa felice perchè aveva un bel lavoro.
Piera è cresciuta senza pensare a se stessa, alle sue opinioni, a cosa le piacesse davvero. Viveva la vita che qualcuno aveva scelto per lei. Addirittura, in procinto di divorziare dall’uomo che non voleva più avere accanto, il papà si era proposto di starle vicino, di accudire i suoi figli, di mantenerla qualsiasi cosa fosse accaduta. E Piera affronta così la rottura del matrimonio, lascia il lavoro perchè la depressione prende il sopravvento, pensa di poterselo permettere, tanto papà le aveva promesso l’eterna sicurezza. Ma qualcosa di inatteso e doloroso era proprio dietro l’angolo ad aspettarla: l’improvvisa morte del padre.
Ora non c’era più nessuno a provvedere per lei, a scegliere per lei, a parlare per lei. A pagare i conti, a contattare i datori di lavoro, a pensare al giardino. C’era solo ‘Piera’, che non sapeva davvero chi fosse.
Viene a fare Coaching per diverse ragioni: ha capito che ‘qualcosa’ non aveva funzionato nel piano di suo papà, si sente sola, senza identità. Sprofonda in un’aridità spirituale senza confine, non vuole uscire di casa per la vergogna di essere derisa e non riesce a relazionarsi con i figli. Non si sente nè donna, nè madre. Si sente trasparente, anzi peggio, mi dice ANONIMA … Nel suo cuore ha capito che nella vita ogni principessa deve smetterla di aspettare qualcuno che la salvi, nessun principe potrà mai darle una felicità senza fine. L’unica che può costruirla … è lei. Quelle scarpette così belle, ma inadatte a camminare sui sentieri impervi, le deve lasciare. Solo così potrà camminare libera, a piedi nudi.
Mi confessa che non ha amicizie, che non sa cosa vuole nella vita, che ha paura di ‘uscire fuori nel mondo’. Che non sa nemmeno come presentarsi a un colloquio si ritiene inadeguata per la sua età, nei modi di porsi e di parlare. Non prende il treno sola: ha paura di non scendere nella fermata giusta. Sopravvive alla sua infelicità chiusa dentro casa. La sua autostima è stata pesantemente minata dagli anni passati a subire scelte, senza riconoscere il proprio vero valore. Non sapere chi si è, è davvero terribile.
Abbiamo iniziato a lavorare su come si fanno le scelte. Su come fare affinchè aderiscano alla nostra persona. Piera sta lavorando moltissimo per riscoprire la sua vera natura, ad apprezzarsi, prendersi cura di sè. Deve uscire dal suo guscio protettivo e imparare a volare senza paura di cadere. Cadere, bè, cadrà certamente, ma non si deve spaventare. Tra i tanti, le ho dato un esercizio da fare per lei molto complesso e faticoso: ‘attaccare bottone’ con sconosciuti, sulle panchine del parco oppure al bar, o in palestra. Presentarsi, parlare dei suoi gusti e dei suoi hobby. Le sembra un compito inaccettabile e infattibile. Ma si impegna. Siamo all’inizio … Abbandonare la zona di comfort per lei è un obiettivo importante.
Inoltre deve iniziare a manifestare i suoi sentimenti, le sue emozioni, positive o negative che siano. Dichiarare come si sente. Non lo ha mai fatto, ha sempre portato quel sorriso accomodante da Monna Lisa, che però non l’ha portata lontano. Per poter riprendere in mano il rapporto con i figli deve impararare a comunicare. E le spiego come si formulano le domande giuste per ottenere attenzione e collaborazione, le propongo attività di aggregazione familiare per poter sviluppare il suo nuovo modello di mamma. Ne è rassicurata. Anche se non entusiasta. Purtroppo Piera non si entusiasma facilmente perchè non conosce il valore che si dà ai successi personali …
La strada non è facile, ma ha riconosciuto che ha bisogno di aiuto e si è presentata da me con il suo sorriso timido e impaurito. Questo è stato un gesto di grande responsabilità.
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