Perché il cambiamento ci spaventa?
Il nostro cervello è abitudinario cioè reagisce in base a schemi ripetitivi e ben precisi. Quando ci abituiamo a fare sempre le stesse cose, entriamo in una sorta di “modalità automatica”. Spesso il lungo utilizzo di questa “modalità” porta a quella che viene definita “comfort zone”.
La “comfort zone” è un limbo che ci siamo creati, alimentato dalla convinzione che tutto ciò che potrebbe modificarlo è assolutamente negativo e da evitare.
Un vecchio detto recitava “chi lascia la vecchia strada per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova”.
Molte persone incarnano perfettamente questo detto e infatti vedono il cambiamento (nel lavoro come nella vita privata) non come un’opportunità ma come qualcosa di spaventoso da cui fuggire.
Quante volte vi è capitato di dover subire dei cambiamenti, ad esempio sul lavoro, e aver pensato solamente agli aspetti negativi che tali cambiamenti avrebbero potuto portare nella vostra vita lavorativa, a volte addirittura immaginando conseguenze e scenari che poi non si sono nemmeno lontanamente concretizzati?
Oppure, se sei un Manager o un Imprenditore, quante volte hai dovuto GESTIRE il “clima” all’interno dei tuoi gruppi a seguito di cambiamenti organizzativi?.
Prima di diventare un Coach sono stato un Manager per 27 anni e ho vissuto in prima linea tutte queste sensazioni.
Ricordo una delle mie ultime esperienze lavorative in azienda.
Ero responsabile di un progetto che prevedeva la migrazione su una nuova piattaforma informatica.
Gran parte dei colleghi riteneva che il sistema in uso non fosse particolarmente performante, eppure il timore di cambiare, di uscire dalla comfort zone, superava di gran lunga il pensiero che il nuovo sistema potesse migliorare la qualità del lavoro e renderlo più efficiente.
Nelle aziende, il “change management” è uno degli aspetti più difficili da far metabolizzare per la paura, o il fastidio, che hanno le persone nel dover cambiare le proprie abitudini.
Ho speso molto del mio tempo in briefing e riunioni, cercando di mettere in luce tutti gli aspetti positivi che tale cambiamento avrebbe portato nell’organizzazione.
Immaginate che dispendio di tempo e energie.
In quel contesto delle sessioni di coaching sarebbero state molto utili e avrebbero facilitato ad acquisire la giusta consapevolezza per accogliere il cambiamento.
La mia formazione come Coach mi ha aiutato a gestire e ad accettare il cambiamento perché parte della nostra vita.
Che ci piaccia o no, viviamo in un mondo e in un contesto storico dove che non si evolve e non si adatta ai cambiamenti ha molta difficoltà a sopravvivere, per questo vedo il coaching come lo strumento per aiutare le persone a non perdersi e a vedere il cambiamento come un’opportunità (voltiamo sempre in positivo).
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