Quantified self

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Quantified self, tradotto nella lingua in cui il si dolce suona, diventa più o meno così: mi misuro quindi sono!

Penso dunque sono è la ben nota formula con cui Cartesio esprimeva l’indubitabile certezza che l’uomo è, in quanto soggetto pensante.

Oggi, nel 2014 si parla piuttosto di quantificazione di sè – meglio definita dall’esotica quanto cervellotica locuzione quantified self!

Nasce come piccola&arguta follia nel 2007 designando un piccolo e ristretto gruppo di matematici, esperti del linguaggio informatico, professori di psicologia, medici… insomma il gota dei geni e geek – che annualmente al Tech Museum di San Jose, capitale della Silicon Valley, si riuniva.
Le regole del gioco? Estremamente semplici: quantificare e registrate le più svariate attività umane: dalle tazzine di caffè/die alle calorie ingerite, ai passi compiuti, alle mail ricevute fino alla sofisticata registrazione – grazie ad appositi dispositivi – dei battiti cardiaci, della pressione arteriosa, dei grassi presenti nel sangue e molto altro ancora…

Nel 2014 – a circa 6 anni di distanza – il contagio è forte e si parla di una vera pandemia, quella di misurarsi!

Sensori/chip nascono ogni giorno come funghi….
i prezzi si abbassano notevolmente e….
le applicazioni dei cellulari vengono studiate ad hoc.
Dunque quantificare è ora possibile in modo agevole e ad un costo irrisorio. A questo si aggiunge che l’avvento dei social media non ha fatto altro che rendere immediata la condivisione delle informazioni, trasformando il quantified self in una nuova filosofia (mania!) collettiva.

Perchè parlarne qui? Perchè credo che possiamo utilizzare ciò con il nostro coachee! Mi piace perchè lo trovo utile per capire che posso esercitare un potere su me stesso o meglio posso tenere sotto controllo ciò che faccio. Ho la capacità di controllare ciò che dipende dal mio comportamento.

Ma riflettendo, riflettendo si può fare un passo ulteriore …. piuttosto che di controllo si può parlare di allenamento su ciò che faccio puntando all’eccellenza.
Come coach credo di poter essere in grado di risolvere tale equazione (e dire che la matematica la trovavo sempre così arida!)

Controllo : Perfezionismo = Allenamento : Eccellenza

eccellenzaIntendendo con perfezionismo quella modalità che porta il soggetto all’immobilismo per non andare incontro alla delusione di non farcela, poichè l’individuo è capace di percepire il livello di sfida e di rischio che i suoi obiettivi “ideali” comportano. Si concentra solo sull’obiettivo perdendo di vista le fasi del processo per raggiungerlo. Tutto ciò è in rapporto con il controllo!

L’eccellenza è invece è l’orientamento mosso dal desiderio di arrivare ad un risultato di qualità, che lascia spazio all’errore e alla sperimentazione….l’errore, l’imperfezione sono fisiologici all’interno del processo e sono pertanto, meno sofferti….l’errore è curiosità e pro-attività. Ecco dunque la relazione con l’allenamento che ha comunque bisogno di un numero, cioè di quantificare ma questo apre alla … agentività: la facoltà di generare azioni mirate a determinati scopi e che interagisce con fattori interni (peculiari dell’individuo), il comportamento e l’ambiente!

Tornando ora alla nostra quantified self direi dunque che è una delle più salutari pandemie e sicuramente non è da guardare in cagnesco come alcuni illustri&illuminati psicologi hanno già fatto intravvedendo due rischi. Quali? Eccoli di seguito:

1. …. se un tempo il modello per eccellenza era di stampo imprenditoriale, di colui che si era fatto da sé, ora diventa un simbolo chi si vende meglio, chi cattura l’attenzione altrui rendendosi visibile sempre e comunque. Così, i like su facebook o il numero dei followers o degli amici acquisiti in Rete rappresentano in maniera tangibile la quantificazione della propria capacità di rendersi appetibili.

2. ….negli Stati Uniti i datori di lavoro pagano l’assicurazione sanitaria ai propri dipendenti in relazione alle loro caratteristiche individuali: età, predisposizione alle malattie, stato di salute generale… Ovviamente, uno stile di vita che predilige una corretta alimentazione e un’attività fisica costante rende il prezzo dell’assicurazione più basso rispetto a quello che dovrà pagare il titolare di dipendenti super nutriti, sedentari e con il colesterolo a mille.
Quindi, il quantified self può facilmente trasformarsi in un strumento per valutare gratis le abitudini di vita di un potenziale nuovo lavoratore, condizionando così la decisione di assumere o meno un dipendente. Non fai almeno 10mila passi al giorno? Hai la pressione alta? Queste sono le cattive abitudini che emergono dalle tue misurazioni. Dunque, sei fuori dai giochi…”.

Personalmente mi misuro tutto i giorni e felicemente-serenamente mi alleno all’eccellenza senza nessun rischio!…. E voi?



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