Storie di coaching – Racconto 2

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Il prossimo racconto di Storie di coaching è quello di Alberto, 27 anni, libero professionista e studente universitario in procinto di conseguire la sua specializzazione.

Una persona alla ricerca della sua felicità, che considerava la sua crescita personale come una priorità, in grado di incidere su tutte le altre aree della sua vita.

Le prime sessioni insieme.

Ricordo che nelle prime sessioni di esplorazione con Alberto rimasi molto colpito quando mi disse di sentire provenire la sua energia dagli altri. Così, mentre ancora stava cercando di stabilire con chiarezza il suo obiettivo di percorso, gli proposi di iniziare da qui le sue riflessioni.

Alberto era consapevole di come questo fatto potesse rappresentare per lui un grosso limite e di quanto sarebbe stato importante non dipendere più dagli altri, seppur mantenendo vive le sue relazioni. Era anche cosciente che un simile cambiamento gli avrebbe permesso di acquisire maggiore forza e sicurezza. Due doti che sapeva di avere dentro di sé, perché emergevano regolarmente quando si sentiva messo alle strette.

Allo stesso tempo, però, si trattava di un cambiamento che in qualche modo lo spaventava, per via dell’impatto che avrebbe potuto avere sulla sua vita. Per lui significava fare un gradino in avanti nella propria crescita personale e aveva paura di eventuali ripercussioni sul suo ambiente e le sue relazioni.

Obiettivo di percorso.

Tuttavia, alla fine delle sue elucubrazioni giunse a una conclusione: “Ho deciso”, mi disse, “voglio lavorare sulla mia forza e sicurezza interiore, senza però perdere la mia ironia e leggerezza. Alla Morgan Freeman”.

Lo invitai subito a consultare il suo sé futuro, per comprendere ciò che lo separava dal suo obiettivo. La sua risposta fu: “Nulla più di una semplice decisione, che potrei prendere in 4 ore”. Una decisione che lo avrebbe reso la persona che voleva.

Il coraggio di essere te stesso.

Che cosa mancava allora?

Alberto mi disse che gli mancava il coraggio di prenderla quella decisione. Si sentiva condizionato da un vortice di emozioni contrastanti che coesistevano dentro di lui.

Lo invitai ad andare a fondo di questa questione. Lui comprese che esistevano una serie di situazioni nella sua vita che lo portavano fuori equilibrio, togliendogli quella forza e sicurezza che andava cercando.

Confini personali.

Confessò che una di queste situazioni era la sua relazione sentimentale, che gli provocava momenti di rabbia in grado di metterlo a disagio. Mi disse che avrebbe voluto fissare dei paletti per preservare il proprio equilibrio. Così, iniziò un lavoro sui propri confini personali, arrivando a definire alcuni principi fondamentali, che da quel momento avrebbero rappresentato per lui un punto fermo.

Ancorare sensazioni ed emozioni positive.

Nel corso delle sessioni successive Alberto si impegnò ad analizzare i sempre più rari momenti di rabbia, per capire come li gestiva. Ben presto, arrivò a scoprire una cosa nuova per lui, ossia che poteva gestirli grazie alla sua energia, alla sua consapevolezza che stava iniziando a riemergere.

Così, proposi ad Alberto di ancorare questa energia che iniziava a percepire dentro di sé in una parte del suo corpo, o in un gesto, in modo tale da poterla ritrovare all’occorrenza.

Per Alberto la cosa funzionò e, insieme al potenziamento dei confini, lo aiutò a gestire sempre meglio le diverse situazioni che potenzialmente avrebbero potuto creargli stress, o rabbia. Tutto ciò contribuì a infondergli sempre maggiore fiducia in se stesso.

Ampliare la prospettiva.

A quel punto, Alberto iniziò a ribaltare questa nuova consapevolezza anche su altre aree della sua vita, ottenendo grandi benefici. Continuava ad utilizzare l’ancoraggio quando necessario e la sua energia, che inizialmente aveva identificato in una piccola pallina, cresceva ogni giorno di più.

Questo rappresentò una svolta nella storia di Alberto, dandogli definitivamente la consapevolezza che l’energia a cui appellarsi proveniva da dentro di sé e non dagli altri, come invece pensava inizialmente.

Riscoprire se stessi.

Iniziò a guardarsi dentro, ascoltarsi, scoprendo anche altri aspetti che lo riguardavano, come per esempio la sua leadership naturale, la sua capacità di essere un punto di riferimento per gli altri. Inutile dire che la sensazione che derivava da queste scoperte coincideva sempre con un grande senso di appagamento, che giorno dopo giorno lo rendeva sempre più forte.

Un giorno, tutta questa chiarezza lo portò a decidere di mettere ordine nella sua vita. Stabilì come avrebbe voluto essere e comportarsi in ambito lavorativo e in ambito personale. E poi, identificò un forte senso di pesantezza dato dalla sua relazione sentimentale, arrivando a capire che in quel momento le sue priorità erano altre e che forse la sua storia era arrivata al capolinea. Riflessione che successivamente lo portò a chiuderla definitivamente.

Conclusione.

Nel corso dell’ultima sessione affermò di avere ritrovato una grande fiducia, forza e sicurezza. Adesso, la proiezione che aveva di sé gli piaceva molto. Mi disse che quella energia interiore, che all’inizio del percorso identificava in una pallina da ping pong, oggi era almeno trenta volte più grande. La sua nuova consapevolezza gli permetteva di vivere come voleva, gestire la sua vita al meglio ed essere felice. La sua crescita personale, come lui stesso aveva auspicato all’inizio del percorso di coaching, aveva influenzato positivamente tutte le altre aree della sua vita.

Oggi Alberto è una persona felice. Vive da solo, porta avanti la sua professione ed è a un passo dal concludere la sua specializzazione.

A presto con il prossimo racconto di Storie di coaching.

Gianluigi

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