UN SENSO DI GRATITUDINE

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Mi sono approcciata al coaching praticato durante il mio corso di formazione.

Ho amato le lezioni teoriche e mi spaventava molto la pratica: i silenzi, le restituzioni, l’ascolto attivo, l’accoglienza, il giudizio sospeso.

Ho pensato che la soluzione per superare la mia paura fosse praticare il più possibile, verificare sul campo il metodo e soprattutto verificare me stessa in veste di coach.

Mi sono proposta a diverse persone per fare pratica; tra queste una ragazza brillante, universitaria, bravissima, con obiettivi da sempre ben chiari, fino a quel momento.

Una crisi profonda, il non ritrovarsi più, l’incapacità di affrontare le sfide, piccole grandi. Trovarsi immobile e non sapere cosa fare.

Abbiamo cominciato un percorso insieme, in tutti i sensi: io con una scarsa pratica, lei affidandosi non sapendo bene dove saremmo, sarebbe arrivata.

Ho riscontrato e verificato tutto quello che un coach non deve fare: il suo obiettivo a tratti è stato il mio, mi sono sentita inadeguata, tentata di dare consigli. impaurita dalla meta ambiziosa. Ma siamo andate avanti insieme in sessioni profonde e toccanti dove tutte e due ci siamo messe in gioco.

Il risultato quasi inaspettato, come un click scattato dentro di lei, e le parole più preziose che mi potesse dire:  ho pescato dentro di me qualcosa che non mi ricordavo di avere. Ora so cosa voglio, e come arrivarci.

Grazie.

Un grazie che è valso tutto, un senso di gratitudine profondo che ha dato senso a tutto il resto.

A farmi capire che questa è la strada che voglio per me.

 

 

 



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